"A Venezia, Hitler, al primo incontro con Mussolini, si presentò vestito con un impermeabile sgualcito. Il duce e i suoi ministri erano in divisa, fez, stivali, fasci littori e bandiere. Mancavano solo gli schiavi africani con le trombe vestiti di pelle di leone. Da allora Hitler decise di copiare tutto dal fascismo. Tranne una cosa: l’albo professionale dei giornalisti. Non aveva abbastanza pelo sullo stomaco. Mussolini creò nel 1925, unico al mondo, un albo nel quale si dovevano iscrivere i giornalisti. L’albo era controllato dal Governo e messo sotto la tutela del ministro della Giustizia, il Mastella dell’epoca . Nel 1963 l’albo divenne con una nuova legge ordine professionale dei giornalisti con regole, pensione, organismi di controllo, requisiti di ammissione. Una corporazione con dei saldi principi. Infatti nella legge 69/1963 è scritto che: è diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d'informazione e di critica, mentre è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede.
Einaudi scrisse: “L’albo obbligatorio è immorale, perché tende a porre un limite a quel che limiti non ha e non deve avere, alla libera espressione del pensiero. Ammettere il principio dell’albo obbligatorio sarebbe un risuscitare i peggiori istituti delle caste e delle corporazioni chiuse, prone ai voleri dei tiranni e nemiche acerrime dei giovani, dei ribelli, dei non-conformisti” Berlinguer aggiunse: “Io sono contrario al requisito di qualsiasi titolo di studio per la professione di giornalista, perché considero questo come una discriminazione assurda, una discriminazione di classe, contraria alla libertà di stampa e alla libera espressione delle proprie opinioni".L’informazione è libera e l’ordine dei giornalisti limita la libertà di informazione. Chiunque deve poter scrivere senza vincoli se non quelli previsti dalla legge.
I giornalisti liberi straccino la tessera, non ne hanno bisogno, il loro unico punto di riferimento è il lettore. Il 25 aprile si firmerà per un referendum in tre punti per una libera informazione in un libero Stato. Il primo punto sarà l’abrogazione della legge 66/1963, perchè l’accesso alla professione di giornalista e il suo esercizio siano liberi da vincoli burocratici e corporativi di sorta.
(tratto da http://www.beppegrillo.it/ del 25 gennaio 2008)
In questo blog vorrei raccontare la voglia di diventare una giornalista, ma anche la assoluta certezza che con questo sistema, con queste regole antidiluviane non si può davvero pensare di procedere. Il ricatto di pagamenti da fame, al di sotto della soglia della dignità e le scene quotdiane di persone che dirigono una redazione senza nemmeno sapere di cosa parlano, devono essere raccontati. Anche questo è giornalismo. Non credo che L'ordine debba essere abolito, ma abolite devono essere, per esempio, le regole per accedervi: che Daniele Interrante possa diventare un giornalista perchè risponde alle lettere delle sue lettrici su un settimanale essendo pagato per farlo è sbagliato.
E' sbagliato in relazione al fatto che non lo possano diventare ragazzi e ragazze che quotidianamente escono di casa e vanno a testimoniare i fatti della propria città con il registratore in una mano e la macchina fotografica nell'altra, che ogni giorno studiano, lavorano e soffrono l'umiliazione di non essere "niente", di non avere nessun riconoscimento per il lavoro svolto.
Caro Ordine dei Giornalisti della Lombardia: fai un po' di fatica. Invece di controllare le fatture dei pagamenti che ti vengono presentate ( la maggio parte false) vai a leggere i pezzi, gli articoli, i servizi che ti vengono presentati in allegato. Sindacate su quello e non sui pagamenti, pagamenti da fame che voi stessi permettete non facendo accedere le nuove leve all 'ordine che, perciò, non possono vantare nessun diritto. Ditemi che non so scrivere, che quello che vi ho presentato non è un articolo, che non so mettere i congiuntivi, che non so fare un'intervista. Ma non che se non guadagno come Barbara Palombelli (vergognosa) non posso diventare una "GIORNALISTA".
Ragazzi, scusate il post molto lungo, nei prossimi vi prometto che sarò più breve.
7 commenti:
ciao fede, ormai sono affiliata/affezionata al tuo blog! prometto che per i prossimi post mi asterrò dal commentare... : )
tornando all'argomento c'è da mettersi le mani nei capelli. quello che penso? penso che la legge del '63 non abbia modificato nulla nella sostanza di quelle che erano le direttive fasciste del '25. alla verità oggi viene tappata la bocca allo stesso modo con cui è stata chiusa agli "aventiniani". soprattutto sui giornali... e mi domando come ancora possa esserci gente che difenda l'attuale esistenza di una libertà di stampa e di parola (demenza o ignoranza?) in Italia. ecco perchè parlo di cinismo e di svendere la propria "libertà di penna" al costo di 115 euro annue per il tesserino da pubblicista! anch'io ho la fortuna di lavorare per una redazione che mi da sufficiente libertà, ma questo non è sufficiente a cambiare le cose! io ho avuto una "bella" chiacchierata con Franco Abruzzo, indimenticabile davvero perchè mi ha consigliato, all'alba della seconda laurea (!!!), di iscrivermi a un master di 14.000 euro per diventare giornalista professionista. ometto qui la mia risposta... quella sera mi ricordo sono tornata a casa e, per risollevarmi dall'abissale frustrazione, mi sono addormentata ascoltando un disco dei current93. detto tutto questo... i progetti a lunghissimo termine sono i seguenti: non perdere più soldi e tempo dietro la casta stampata e firmare per il referendum!
Perchè mai dovresti astenerti?! Mi fa solo piacere:-)
La libertà di stampa e parolasecondo me potrebbe anche esserci, contrariamente non potremmo essere qui a parlarne. Io credo che quello che manca, come ha anche giustamente sottolineato Milena Gabanelli nella sua chiaccherata alla Feltrinelli qualche giorno fa con Fabio Volo, sono i giornalisti che la sappiano usare.
Ciao e a presto!
sei andata? avrei voluto esserci anch'io, la gabanelli (ancorchè robotizzata) mi piace moltissimo.
Per quanto scrivi sull'ordine dei giornalisti, beh: sugli "ordini" in generale mi viene da dire che almeno si cerca di dare pregio a categorie che altrimenti non avrebbero il giusto peso, anche se lo sputtanamento è sempre dietro l'angolo.
e ho finalmente scoperto che quella cosa della verifica della parola è per l'antispamming, ma che bello.
Ciao Diegone!
No, nn sn andata ma ho visto il video su blogosfere. Cmq credo che su You tube sia rintracciabile.
SUl fatto del "prestigio"... si forse. Il fatto è che di prestigioso nel odg, non c'è nulla. O sistemano le regole d'accesso altrimenti più andiamo avanti e peggio sarà.
Un abbraccio
aggiungo al dibattito questa interessante notizia trovata - guarda caso - sul blog di beppe grillo! Feltri è una ONLUS... http://www.beppegrillo.it/
FELTRI è DISGUSTOSO: LUI E IL SUO GIORNALE SPALMATO DI "MERDA"! scusa fede per la digressione con turpiloquio annesso... se voglio posso fare/dire anche di peggio! un bacio
No problem:-)Manchi dal blog da un po'! Su, su!:-) Baci, fede
Federica parla di libertà di parola...e cosa dire, allora, della proposta di legge secondo cui, per tenere un blog, sia necessaria la presenza di un iscritto all'ODG? Pensate che questa sia libertà di espressione? Io credo di no...ma attendo Vs. pareri!
Saluti
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