Comuque segnalo due estratti di un articolo uscito sulla Stampa di oggi proprio sul "Newseum" ossia il museo americano di giornalismo. L'articolo è di MARIO VARGAS LLOSA:
"La mattinata che ho trascorso al Newseum mi ha confermato, in un modo persino opprimente, una cosa intuita quand’ero ancora un ragazzino e avevo osato annunciare a mio padre che non sarei diventato marinaio ma giornalista: e cioè che, dopo quella del letterato, non c’è professione o attività più appassionante del giornalismo. Nessuna che faccia vivere la vita come se fosse una continua avventura, che offra a chi la pratica così tante esperienze sulla condizione umana e le sue infinite manifestazioni e ramificazioni e che sappia ammaestrare meglio e in modo tanto vivido sulle grandezze e le miserie della storia che si sta costruendo intorno a noi.
Per ovvi e inevitabili motivi il Newseum è particolarmente focalizzato sull’esperienza statunitense. Per chi, come me, abbia terminato la sua visita al museo è d’obbligo una considerazione conclusiva: in tutta la sua storia il giornalismo negli Stati Uniti ha goduto d’una straordinaria libertà di critica, senza doversi piegare all’uso di eufemismi o avere peli sulla lingua. Non esiste Paese che si sia sottoposto a un’uguale autocritica. Non è sempre stato facile
Non è difficile stabilire un legame tra questa realtà - aver sempre avuto un giornalismo indipendente e critico - e il fatto che gli Stati Uniti siano uno dei pochissimi paesi del pianeta a potersi vantare di non aver mai dovuto subire una dittatura. Perché l’equazione non ha margini d’errore: il livello di libertà di cui gode l’informazione è un riflesso inequivocabile della libertà che esiste all’interno della società nel suo insieme. E viceversa. E questa è una regola che non conosce eccezioni. "
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